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Claudio Rossi | Imprenditore e Business Coach

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Come cambia il lavoro dopo la pandemia

Il 18 febbraio scorso, McKinsey & Co. – multinazionale americana di consulenza strategica – ha pubblicato un report intitolato “Il futuro del lavoro post covid-19” con la seguente sinossi: la pandemia ha accelerato le tendenze già esistenti che spingevano al lavoro a distanza, all’e-commerce e, più in generale all’automazione; il tasso di rotazione dell’occupazione (cioè il numero dei lavoratori che necessiteranno di cambiare lavoro) è in aumento del 25 percento rispetto a quanto stimato in precedenza.

La pandemia ha sconvolto il mercato del lavoro a livello globale durante il 2020. Le conseguenze a breve termine sono state improvvise e spesso gravi: milioni di persone sono state licenziate o hanno perso il lavoro e altre si sono adattate rapidamente a lavorare da casa con la chiusura degli uffici. Molti altri lavoratori sono stati ritenuti essenziali e hanno continuato a lavorare, come ad esempio negli ospedali e nei negozi di alimentari, nella logistica e nei servizi di gestione dei rifiuti, ma con nuovi protocolli per ridurre la diffusione del nuovo coronavirus.

Cosa emerge dalla valutazione di otto paesi che complessivamente rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale e il 62% del PIL?

Per come la leggo io: l’urgenza per molte categorie di lavoratori di formarsi e reinventarsi in nuove occupazioni. Già ho parlato di quelle che penso siano le abilità principali da coltivare al giorno d’oggi, ma con l’esplosione del lavoro da remoto e dell’e-commerce alcune si rendono quasi essenziali.

Il report si stima che 1 lavoratore su 16 (oltre il 6% dei lavoratori) dovrà cambiare completamente lavoro entro il 2030, ma ben più significativo è che i lavori che richiedono un livello di qualificazione medio-bassa tenderanno a scomparire per effetto dell’automazione, mentre verranno sempre più valorizzate le professionalità altamente qualificate.

Andando più in dettaglio secondo il report:

  1. I lavori che richiedono maggiormente vicinanza fisica saranno quelli che subiranno un maggiore impatto

Il COVID-19, per la prima volta, ha evidenziato l’essenzialità o meno della dimensione fisica del lavoro ed è probabile che le trasformazioni indotte dalla pandemia innescheranno effetti a catena in altre aree interconnesse, man mano che i modelli di business cambieranno in risposta alle nuove esigenze.

Le attività che prevedevano l’iterazione in prima linea tra estranei rischiano maggiormente la sostituzione con e-commerce e automazioni digitali. Basti pensare al mutato modello di intrattenimento e di gestione di hotel, ristoranti e aeroporti.  

  • Il 20-25% della forza lavoro nelle economie avanzate potrebbe lavorare da casa tra 3 e 5 giorni alla settimana

Il lavoro d’ufficio rappresenta circa un terzo dell’occupazione sui paesi analizzati e potrebbe essere trasformato in gestione da remoto in modo massivo. È probabile che il lavoro a distanza e le riunioni virtuali continuino, anche se meno intensamente che al culmine della pandemia. Secondo le interviste, solo alcune attività (seppur fattibili da remoto) meritano di essere svolte di persona: negoziazioni, decisioni aziendali critiche, sessioni di brainstorming, comunicazioni sensibili e inserimento di nuovi dipendenti sono quelle che possono perdere di efficacia quando svolte da remoto.

Anche questo concetto mi trova piuttosto d’accordo: io credo fermamente nella trasparenza in azienda ed è indiscutibile che certi argomenti è meglio affrontarli di persona, per tutto il resto – evviva lo smart working che facilita enormemente il work-life balance delle persone!

  • Dopo aver scoperto il mondo online, nessuno ha intenzione di tornare indietro

Molti consumatori hanno scoperto la comodità dell’e-commerce e di altre attività online durante la pandemia. Nel 2020, la quota di e-commerce è cresciuta da due a cinque volte rispetto a prima del COVID-19. Circa tre quarti delle persone che hanno iniziato ad utilizzare i canali digitali per la prima volta durante la pandemia affermano che continueranno a utilizzarli quando le cose torneranno “normali”.

Non a caso a inizio anno, tra le professioni più richieste per il 2021 ho individuato il dropshipping e la capacità di digital advertising come quelle più adatte a garantirsi un futuro roseo.

  • Ma il COVID-19 sembra aver anche posto le basi per una più rapida adozione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale

Due modi in cui le aziende hanno storicamente controllato i costi e mitigato l’incertezza durante le recessioni sono stati l’automazione e la riprogettazione dei processi di lavoro, così da ridurre il personale coinvolto principalmente attività di routine.

Molte aziende hanno implementato automazione e intelligenza artificiale in magazzini, supermercati, call center e impianti di produzione per ridurre l’affollamento e la compresenza sul posto di lavoro, pur mantenendo la capacità di far fronte all’aumento della domanda. Secondo McKinsey le arene di lavoro con alti livelli di interazione umana vedranno probabilmente la maggiore accelerazione nell’adozione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale.

Da qui la conclusione che il maggiore impatto negativo della pandemia ricadrà sui lavoratori meno qualificati o precedentemente attivi negli esercizi di prossimità che vedranno una grande riduzione per effetto dell’aumento dello smart working e dell’e-commerce (ad esempio servizi di ristorazione, commessi alla vendita e assistenza ai clienti, nonché ruoli di supporto meno qualificati tipicamente impiegati in reception e segreteria d’ufficio). Sempre secondo il report: i posti di lavoro nel magazzino e nei trasporti potranno aumentare a causa della crescita del commercio elettronico e dell’economia delle consegne, ma è improbabile che tali aumenti compensino l’interruzione di molti posti di lavoro a basso salario.

Perché ho riportato queste informazioni?

Perché ritengo che la consapevolezza sia un forte motore motivazionale. Rendersi conto di qual è la realtà che ci circonda, osservare in modo oggettivo e riflettere su cosa funziona o ci sta stretto – oggi più che in altri momenti è fondamentale per guardare al futuro con ottimismo.

La pandemia – come tutte le crisi – porta con sé delle opportunità. Affrontare la situazione affacciandosi a nuovi scenari che in condizioni di “business as usual” non si sarebbero presi in considerazione è il miglior modo di trarne beneficio.

Se come persona o imprenditore a capo di un’azienda ti senti particolarmente coinvolto dai potenziali effetti del COVID-19, se temi quello che sarà il “new normal” e vuoi sentirti pronto al futuro, spegni la TV, silenzia il cellulare e prova a rispondere a queste domande:

  1. Quali sono i punti di forza tuoi o della tua azienda?
  2. C’è un modo per valorizzarli mettendoli al servizio del mondo online?
  3. Cos’è che più ti frena dal provare a farlo?

Se ti senti a disagio perché in questo momento c’è qualcosa che vorresti fare ma ti senti frenato, allora sappi che come dice Tony Robbins – “If you cannot, you must!” – “Se non puoi, allora DEVI!”

La ricompensa per i tuoi sforzi potrebbe essere un lavoro più resiliente, meglio retribuito e – perché no – magari molto più stimolante e divertente di quello che avevi prima della pandemia.

Non sai da dove cominciare? Perché non dal mio videocorso gratuito? L’ho pensato proprio per aiutarti a capire se e come la tua passione può davvero trasformarsi in business.

Ti aspetto!

Claudio Rossi

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